Spiegare la trap a chi non l’ha ancora capita #1 Auto-Tune e malintesi.

L’Auto-Tune ha rovinato la musica. Ormai è un mantra, un assioma, un’ovvietà. Puristi, rocchettari e boomer di ogni classe sociale piangono a gran voce la morte della musica, uccisa da un progresso spaventoso, spogliato di ogni etica. In Italia l’assassino è Sfera Ebbasta, il mandante la trap. Come idea, come concetto. Perché Auto-Tune e trap sono due mostri che vanno a braccetto, come se fossero nati insieme e insieme fossero destinati a morire. Ma il vostro fastidio, cari odiatori, non ha le radici giuste: l’Auto-Tune non nasce per la trap o dalla trap.

Questa raffinata tecnologia è stata messa a punto da un brillante ingegnere, Andy Hildebrand, che, mosso da una pura passione matematica e da quel senso di sfida che precede le grandi invenzioni, creò uno strumento in grado di modificare la voce umana. L’Auto-Tune si rivelò utilissimo perché ridusse notevolmente la quantità di tempo da passare in studio, rendendo innecessaria e futile la ricerca della nota perfetta. Chiaro è che l’Auto-Tune garantiva anche la “commerciabilità” di artisti non intonatissimi, entrando nel terreno etico che oggi tanto si discute.

Resta il fatto che questo strumento nulla ha a che vedere con la trap, quanto meno all’inizio: il primo pezzo in cui venne palesemente utilizzato fu “Believe” di Cher, che schizzò in cima alle classifiche. In un primo momento si decise di tenere nascosta la formula segreta, quella tecnica magica che, in un modo o nell’altro, al pubblico piacque.

Di lì a poco l’uso di questa tecnologia venne sdoganato, ma divenne un caso pubblico – quasi “politico”, potremmo dire – con l’ascesa di T-Pain, giovane rapper della Florida alla ricerca di qualcosa che potesse distinguerlo da tutti gli altri rapper esistenti. Sapete come T-Pain scoprì l’esistenza dell’Auto-Tune? Ascoltando alla radio un pezzo di Jennifer Lopez. Questo perché l’Auto-Tune veniva utilizzato anche da cantanti formidabili, dotati di voci meravigliose. Era, tra le altre cose, un modo per migliorare le performance in studio.

Dopo un lungo periodo di ricerca, T-Pain entrò in possesso del software e iniziò a utilizzarlo per produrre le sue hit. Attenzione: T-Pain era un rapper, ma l’uso dell’Auto-Tune non lo trasformò in un trapper, la sua musica non c’entrava niente con la trap. In pochissimo tempo, quel giovane artista divenne L’oggetto erotico privilegiato di un odio pubblico quasi necessario, veniva incolpato di aver rovinato la musica. Quel 2001 è un anno storicamente importantissimo perché è in quel momento che ha origine un dibattito ancora irrisolto, quel dibattito che ha portato recentemente Samuele Bersani (un cantautore gigante e che rispetto enormemente) a prendersela senza un apparente motivo con Sfera Ebbasta. La voce meccanica di T-Pain era il simbolo perfetto di ciò che non andava, e prendersela con lui sembrava una scelta giusta, dovuta. Eppure, tantissimi rapper del periodo iniziarono a chiamarlo per i loro ritornelli, in modo da sfruttare le potenzialità commerciali dello strumento senza essere costretti a utilizzarlo. Comodo.

L’Auto-Tune ottenne davvero credibilità solo quando venne utilizzato nel 2008 da Kanye West per il suo album “808s and Heartbreak”. Kanye era considerato un genio, e la sua autorevolezza legittimò l’Auto-Tune, a tal punto che tantissimi altri rapper dopo di lui iniziarono a farne uso. T-Pain dovette subire la maledizione dei pionieri, l’avversione che i conservatori nutrono nei confronti degli innovatori, e il suo personaggio venne rivalutato solo quando, nel 2014, ospite di “Tiny Desk Concert”, sorprese il pubblico cantando alcuni suoi pezzi senza nessuna modifica, dimostrando di avere una voce splendida nonché intonatissima.

Parleremo più avanti di come nasce e di cosa è effettivamente la trap, ma è necessario chiudere questo excursus con una riflessione etica sull’effettiva “pericolosità artistica” dell’Auto-Tune. Partiamo da una banalità, ormai trita e ritrita: l’Auto-Tune è uno strumento, non necessariamente una necessità. Possiamo paragonare il suo uso nella trap a quello delle urla nel metal, può piacere o meno, ma serve per creare un’atmosfera caratterizzante, non solo per intonare la voce. In secondo luogo, devo dire che odiare la tecnologia nel 2023 inizia a sembrarmi superfluo: siamo pienamente immersi in quella che McLuhan chiamava “era elettrica”, e l’Auto-Tune, in quanto apparato tecnologico, diventa, come ogni medium, una protesi, un’estensione, l’appendice più insignificante del Villaggio Globale, totalmente naturale se letta all’interno dello Spirito del Tempo.

Quindi, caro hater, ricorda che nessuno ti obbliga ad ascoltare brani modificati con l’Auto-Tune, perché sei liberissimo di disprezzare quello che vuoi. Ma quando pensi che il problema della musica sia l’Auto-Tune e quindi, pensi, la trap, stai dimenticando che anche Jennifer Lopez usa l’auto-tune, che anche Rihanna o Katy Perry usano l’Auto-Tune, che anche Ed Sheeran usa l’Auto-Tune. Dovresti capire di cosa stai parlando prima di criticare, dovresti fare come il fratello figlio unico di Rino Gaetano, reietto della società perché non si conforma, ed evitare di sentirti parte di una élite solo perché non ascolti “la musica brutta” o quella che certa società presuntamente intellettuale ha etichettato come tale.

Lascia un commento