Quanto sono importanti le pagine sul rap italiano per il rap italiano?

In Sogni D’Oro, Lazza diceva che a parlare sono gli ascolti, non i magazine. E dargli torto è impossibile, il giudizio di noi opinion leader (se così vogliamo definirci) conta relativamente poco rispetto ai risultati concreti che si ottengono. Forse a essere sbagliato è il presupposto, perché credo che ai giornalisti e agli articolisti del settore interessi poco o nulla influenzare le vendite dei cantanti di cui parlano. C’è questa idea per cui uno finisce a fare il critico perché non è riuscito a imporsi nel campo che critica: stando a questa bizzarra conclusione, io starei scrivendo questo articolo con le guance rigate dal pianto, mosso da un’invidia feroce verso Lazza e i suoi colleghi. Vi rendete conto da soli che è surreale. La voglia di fare il rapper mi è venuta a 16 anni e mi è passata a 16 anni, per fortuna ho altre inclinazioni.

La verità è che esistono degli appassionati e che alcuni di questi appassionati hanno la fortuna o il talento di affermarsi in quanto tali. Alcuni di loro, inoltre, si mettono a scrivere (a volte bene, spesso male), e iniziano a condividere con un pubblico di persone interessate le loro opinioni. Criticare la canzone di un artista non vuol dire scaricare la propria frustrazione a causa di un’invidia repressa verso ciò che quell’artista rappresenta, ma semplicemente esprimere un parere legittimo su un prodotto artistico, come fanno tutti, con la differenza che questo parere si trova ad avere un potere mediatico superiore.

Davanti a una critica proveniente da una pagina o da un giornalista, il cantante medio risponde in due modi: accusa la fonte della critica di essere un frustrato fallito e/o minimizza la portata di quella critica giudicandola insignificante vista l’insignificanza della fonte che l’ha mossa. La domanda sorge spontanea: se una critica di natura più o meno giornalistica è prodotta da una insignificantissima invidia, perché prendersi la briga di replicare con tanta veemenza? Le risposte, anche in questo caso, sono due: intanto, perché se una critica è scritta bene fa paura, poi perché il nostro potere mediatico è un po’ più grande di quello che i rapper vogliono farvi credere.

Su questa pagina non trovate più gossip, ma il gossip è fondamentale in un mondo basato sull’immagine come quello della trap italiana. Quando Mambolosco stava con Giulia Ottorini, si parlava di Mambolosco molto più spesso. Qualunque sia il tema del discorso, parlare di un personaggio pubblico ne nutre la fama. Un utente interessato al rap difficilmente sfoglia le pagine de “La Repubblica” e, per restare aggiornato, apre Instagram. Tutto ciò che sa sui rapper italiani gli arriva da Instagram, e se noi pagine decidessimo di metterci d’accordo e di smettere di parlare di un artista, questo perderebbe parte della sua influenza presso il nostro pubblico comune.

Se non fossimo un minimo influenti, non ci sarebbe l’ingerenza che esiste, non ci verrebbero a scrivere in direct per chiederci di eliminare contenuti ritenuti dannosi per l’immagine pubblica di un artista (è successo più volte, succede spesso). Il discorso che porto avanti qui su “Rap Nel Cuore” è ancora più pericoloso (il caso di Tony Boy ne è un esempio) perché non mi limito a riportare delle notizie decontestualizzate, ma propongo un discorso totalmente critico e libero anche dai miei gusti musicali. All’industria fa più comodo il gossip, che nella maggior parte dei casi è innocuo e produce pubblicità gratuita. Io, invece, cerco di riabilitare il rap senza preoccuparmi troppo dei rapper nello specifico, e questo può generare qualche malinteso.

Ormai i magazine sul rap italiano sono tanti, e molti di questi non hanno uno stile, non hanno un’anima. In virtù dell’anonimato dietro cui si nascondono, è più facile che si pieghino alle regole dell’industria, che non si espongano mai. Se volete un’informazione pulita e sincera, selezionate quelle pagine che hanno un volto, pagine che non mangiano solo tramite contenuti di brutale idiozia, fidatevi di quelle realtà che hanno una missione e ci mettono impegno. Lì fuori ne trovate un po’, e spero di potermi fidare del vostro giudizio.

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