Il rapper iraniano condannato a morte e il servizio su Baby Gang: grazie a Wad, alle Iene e al rap.

Nell’ultimo periodo, le Iene di Italia Uno stanno facendo molto per consegnare al pubblico generalista un’immagine del rap italiano diversa da quella che viene proposta in altri programmi Mediaset. In particolare, all’interno della trasmissione, è Nicolò De Devitiis a occuparsi dei rapper, spesso di quelli più “problematici”, ed è proprio a lui che Baby Gang si è rivolto affinché si potesse far luce su un arresto le cui ragioni sembrano non essere chiarissime.

Non voglio impelagarmi in questioni giudiziarie che non mi competono, e non spetta a Rap Nel Cuore urlare a gran voce l’innocenza o la colpevolezza di Zaccaria. Il servizio trasmesso nella puntata del 14 maggio, però, riesce nel suo intento e semina il dubbio in merito alla veridicità delle accuse, lascia al pubblico il beneficio del dubbio. Che quella di certo rap, che Baby Gang rappresenta alla perfezione, sia una voce scomoda è chiaro, e che spesso si tenti di metterla a tacere o, forse peggio, di distorcerla è altrettanto evidente. Al di là, dunque, delle effettive colpe del ragazzo, servizi come questo fanno bene a una società che si sta letargicamente abituando alla censura.

Nella puntata di ieri, c’è stato un altro momento di altissima televisione, ovvero il monologo di Wad, che ha dato la giusta importanza a una notizia di cui si rischiava di parlare troppo poco: in Iran, il rapper Toomaj Salehi è stato condannato a morte per essersi opposto al regime degli Ayatollah. L’artista si è schierato con la libertà delle donne, ha messo nero su bianco il suo senso di appartenenza a un popolo schiacciato da una rigidissima Repubblica Islamica, che sta infatti provvedendo a silenziarlo definitivamente.

Michele è stato eccezionale non solo per gli argomenti, ma per la maniera in cui ha organizzato il suo discorso: “Tu non dici quello che pensi, tu pensi quello che si pensa, dici quello che si dice”, ed è una sferzata meravigliosa al sistema del pensiero unico, al linguaggio “tiepido” e asettico di artisti, giornalisti, politici, di personaggi pubblici che diventano icone di un popolo senza idee. Grazie Wad, per aver chiesto all’opinione pubblica di mobilitarsi a favore di un uomo arrestato per pensare quello che pensa, e non quello che si dovrebbe pensare lì dove vive; grazie Nicolò, per restituire a un rap mostrificato il suo volto umano; e grazie al rap, di non essere mai innocuo.

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