Analisi del testo di “100 MESSAGGI” di Lazza

Una volta Ernia disse che certi suoi pezzi d’amore riescono a conquistare milioni di persone perché lui li dedica a qualcuno, perché sono reali. Io non so quanto di vero e personale ci sia in 100 MESSAGGI, ma è una canzone che sembra scritta con lo stomaco, sembra un pezzo di vita sputato sul pianoforte. Lazza si pone sul confine che separa un liricista da un freestyler: nei suoi testi, le punchline da Muretto incontrano la penna di uno che sa scrivere, che sa scrivere bene, e le parole non si perdono in una letterarietà pretestuosa, cercando più che altro di essere fisiche, pesanti (che è un modo di fare letteratura).

Nella prima strofa, Jacopo torna e ritorna sull’idea della menzogna, del credere alla persona che si ama anche quando una bugia è evidente (”Quando menti io ti credo”). La sceneggiatura del litigio viene fedelmente ricreata, ed esplode nel paragone con Davide e Golia, in cui Lazza si identifica con il terribile gigante, il nemico, che però alla fine viene sconfitto. E l’amarezza della sconfitta è palpabile, si percepisce tutta la rassegnazione di chi si lascerebbe uccidere, di chi ha incassato la consapevolezza della propria impotenza.

Penso a Davide e Golia, io sarò Golia, tu mi ucciderai

Lazza – 100 MESSAGGI

Nel ritornello esplode proprio quell’angoscia di cui si parla, la metrica è incalzante, le rime sono serrate, regolari. La ragazza continua a scrivergli, con un’insistenza ossessiva, ma lui non le risponde, perché non risolverebbe niente. Il grande tema del brano è l’incomunicabilità (”Parlare con te è come cercare di afferrare il vento con le mani”, immagine potentissima), una guerra inutile e riconosciuta come tale ma a cui non si riesce a contrapporre la pace necessaria.

L’ariosità della prima parte, contrassegnata da elementi come l’Everest, il vento, il gigante, non entra nella seconda strofa, claustrofobica. Il setting è una casa, un bilocale, poco illuminato, che pur allargandosi di fronte all’assenza di chi prima ci viveva, resta una prigione, come, del resto, quel mondo a misura d’uomo in cui l’autore si sente “in castigo”.

Stare insieme è l’arte di risolvere i problemi che non ho da solo

Lazza – 100 MESSAGGI

Insomma, se nella prima parte si dà voce a una battaglia impossibile da vincere, nella seconda si mettono nero su bianco le conseguenze della sconfitta, nel momento in cui il senso di inadeguatezza si trasforma in un senso di cattività. “Scusa se non tornerò” dice Lazza, perché certe battaglie non possono vincersi con l’amore, e quel malessere interiore non può essere risolto tornando insieme.

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