Finlandia: sparatoria in una scuola. L’autore della strage ha solo 12 anni.

La ministra dell’Istruzione Anna-Maja Henriksson fa bene a parlare di “malessere della società finlandese”. Cosa può portare un ragazzino di dodici anni ad aprire il fuoco sui coetanei, ammazzandone uno e ferendone altri due? Ed è un malessere assolutamente sociale perché non è la prima volta che in Finlandia hanno luogo eventi del genere, visto che nel 2007 e nel 2008 il paese ha assistito ad altre due sparatorie, sempre nelle scuole.

La cosa è avvenuta nella città di Vantaa, qualche chilometro a nord della capitale Helsinki, e l’autore, avendo meno di quindici anni, non può per legge essere arrestato, dovendo passare invece alla custodia dei servizi sociali. La polizia finlandese fa sapere che probabilmente il ragazzino, arrivato in quella scuola da poco, è stato vittima di bullismo, il che potrebbe averlo portato a elaborare un piano del genere.

Il revolver con cui ha aperto il fuoco apparteneva regolarmente a un parente, e questa tragedia ha aperto un dibattito sulla regolamentazione dell’uso delle armi in Finlandia. Ed è un dibattito sacrosanto, per carità, ma penso che la vera questione su cui interrogarsi sia da ricercare nelle cause del gesto estremo, nel malessere di cui parla la ministra, nelle dinamiche relazionali tra i ragazzi nelle scuole.

Un ragazzino di dodici anni è morto, un altro ha segnato la sua vita in maniera indelebile. Vorrei che notizie del genere smettessero di esistere.

Crediti foto: Ansa

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