MariaSofia canta “Ghirlande”: proviamo a esplorarne testo e contesti

Qui su Rap Nel Cuore mi trovo spesso a parlare di ragazzi che ostentano armi e violenza, e cerco di ricontestualizzare quello che fanno per fornire a chi mi legge una chiave nuova, utile. Il sesso, con tutte le sue insidie, è comunque una cosa più innocua rispetto alla droga e alla rissosità, e sarebbe incoerente da parte mia bollare tutto il “lavoro” di Maria Sofia Federico come poco etico a prescindere. La trap è colpevole di aver diffuso un malinteso: tutti pensano che fare musica sia diventato facile. Anche Symposiarcha e Maria Sofia devono pensarlo, al punto che hanno scelto di utilizzare il mezzo-canzone per passare il loro messaggio. Non ci girerò attorno: la traccia è inascoltabile, e nonostante sia evidente, le due ragazze hanno scelto comunque di pubblicarla, sperando, come sempre, nell’effetto scandalo.

Vista, ripeto, l’inascoltabilità della canzone, non ne parlerò come prodotto musicale, cercando piuttosto di entrare nel merito del testo. Prima, però, premetto di essere fermamente convinto che ogni donna (come ogni uomo) sia assolutamente libera di utilizzare il proprio corpo come meglio ritiene opportuno, dunque anche di venderlo. Non parlerò di Maria Sofia Federico e della sua collega in quanto donne, ma in quanto personaggi pubblici, che offrono al popolo un’immagine di cui diventa automaticamente legittimo parlare.

Nella prima strofa, Symposiarcha si lancia nella solita retorica del disagio che arriva al suo apice alla fine del ritornello in cui dice: “Ci avrei preso gusto a darti scandalo, meraviglia o disgusto”. Il testo è banale come tanti altri, il racconto non commuove (non tanto per la storia in sé, quanto per la mancanza di acume autoriale), sappiamo dove vuole andare a parare, ma quanto meno ha un senso logico. L’ascolto si fa disturbante quando a entrare in scena è proprio Maria Sofia, che continua a fare del suo presunto attivismo una incessante operazione di marketing.

Da un punto di vista puramente “letterario”, l’errore che fa la ragazza, almeno in questa canzone, è quello di utilizzare un linguaggio sessualmente esplicito in maniera assolutamente inadeguata e pretenziosa. L’ostentazione della sessualità libera, qui, tende a promuovere non tanto la sessualità libera (battaglia giustissima), quanto lo scandalo in sé. Artisticamente parlando, non è un problema esclusivo di Maria Sofia, ci sono tantissimi rapper che si riempiono la bocca di oscenità anche quando la canzone ne farebbe volentieri a meno. La “strofa” di Maria Sofia rompe quel senso logico che tutto sommato il pezzo avrebbe potuto avere, poiché sostituisce al racconto una visione meramente pornografica.

Agli adulti direi di non preoccuparsi troppo, non c’è il rischio che i vostri figli possano provare un qualche piacere nell’ascoltare questa cosa, e non penso neanche che Maria Sofia rappresenti un pericolo etico o sociale. Però vorrei aggiungere due parole: si parla e straparla di femminismo, e questa ragazza ha sempre sognato di imporsi come emblema del movimento in Italia. Avendo studiato i testi di Mary Wollstonecraft e Virginia Woolf, mi sento di escludere che quanto portato avanti da Maria Sofia Federico possa considerarsi femminista da qualche punto di vista. Gioca con la sua immagine, ricerca lo scandalo, vuole fare sesso, ed è tutto legittimo nella vita e nello spettacolo. Ma non chiamatelo femminismo. E non chiamate Ghirlande musica.

Lascia un commento