Recensione di “Povere Creature!”

Povere Creature! ha rappresentato il mio secondo approccio a Yorgos Lanthimos (il cui prossimo film, Kinds of Kindness, uscirà nel 2024), e ha avuto su di me un impatto profondamente diverso rispetto al primo: se in The Lobster la kafkianità della struttura narrativa mi era sembrata a tratti pretenziosa, smuovendomi poco o nulla, quest’ultima opera riesce invece a fare probabilmente più cose di quelle che si era prefissata.

Voglio collegarmi a un discorso relativo a un’altra pellicola, apparentemente lontanissima: parlare male di Barbie equivale per alcuni (stupidamente, direi) a una manifestazione di maschilismo; la realtà è che, personalmente, in Barbie, di femminismo ne ho visto poco, ed è un femminismo che non va oltre il marketing e la retorica. Povere Creature! può essere considerato, molto più del film di Greta Gerwig, un vero manifesto (cyber)femminista, dove il femminile è così autonomo da ribellarsi a ogni tentativo di imprigionamento messo in atto da un uomo.

La fisicità di Emma Stone (che con la sua performance ha vinto l’Oscar alla migliore attrice protagonista) incarna perfettamente il percorso evolutivo di questa bambina che nasce in un corpo adulto e che si trova, forse precocemente, a esplorare delle realtà e delle sensazioni che degli adulti sono esclusive. Anche se non sempre in maniera necessariamente o fondamentalmente cattiva, quella che Lanthimos ci racconta è una storia piena di uomini che provano ad avanzare pretese e ad allungare le mani su una donna solo perché debole. Ma è una debolezza apparente, e Bella Baxter si rivelerà assolutamente indomabile dall’insicurezza dei maschi che le girano attorno. L’atmosfera da distopico romanzo di formazione passa attraverso la trasformazione del linguaggio, da nevrotico-infantile a spaventosamente colto, sempre in seno all’inseguimento di un’indipendenza dall’uomo e dalle opprimenti norme di un buoncostume vetusto.

Per la protagonista ogni esperienza è un esperimento sociale, e questo la porta addirittura a prostituirsi, solo per arricchire la sua personalissima enciclopedia sensoriale. La Londra vittoriana e tutte le altre città vengono collocate in uno spazio e in un tempo surreali: l’ambientazione passata risulta chiara, ma è un passato sontuoso e futuristico, che conferisce alla storia l’ennesima sfumatura di inaspettato. Forse questo film non è un capolavoro, e non influenzerà in maniera decisiva le sorti del cinema, ma parliamo sicuramente di una pellicola che merita una visione attenta e che può sicuramente lasciare qualcosa a chi la guarda.

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